venerdì 12 agosto 2016

A quattr’occhi con Andrea Loberto, allenatore italiano in Tippeligaen, 1° parte: parliamo dell’Haugesund


Il calcio norvegese non è stato buono con noi quest’estate, è vero: ma, in una miriade di risultati negativi ed esclusioni dalle coppe che contano, la nostra bandiera italiana è riuscita a issarsi ancora più saldamente tra i campi di Tippeligaen, dove un allenatore italiano di quarantuno primavere, Andrea Loberto, ha ottenuto la promozione a primo allenatore di un club a sud-ovest del paese, diventato ormai un punto fermo della massima serie norvegese, il Fotbolklubben Haugesund, presente stabilmente in questo campionato dal 2010 (ma vi aveva già giocato in precedenza tre stagioni) e fondato nel vicino 1993 sulle coste dei Mari del Nord dopo la fusione tra Djerv 1919 e Haugar.

Andrea Loberto durante una recente intervista (screenshot da un video pubblicato su www.fkh.no)



Noi di Calcio Norvegese Blog non abbiamo perso tempo a contattarlo e parlare con lui, perché abbiamo ritrovato in questa “promozione” una sublimazione intrinseca del nostro interesse da italiani per il calcio norvegese, con un connazionale che si ritrova da un mese su una panchina di Tippeligaen dopo una vera e propria gavetta passata tra Vålerenga e Rosenborg a seguito delle prime esperienze in Inghilterra.

Pubblichiamo l’intervista in tre parti: in questa prima sezione, il mister – che ringraziamo per l’eccezionale disponibilità – ha tenuto a raccontarci in maniera dettagliata cosa è successo più di un mese fa all’Haugesund, dove Mark Dempsey ha deciso di abbandonare la sua avventura un po’ a sorpresa, e quali sono gli attuali progetti di una società che proverà a ripetere le buone stagioni realizzate nel recente passato. Segnaliamo che proprio oggi, dopo che era già stata realizzata l’intervista, l’Haugesund ha ufficializzato che Loberto resterà allenatore del club fino al termine di questa stagione – quando poi la squadra passerà nelle mani di Eirik Horneland.

Buonasera mister, cominciamo dall’“attualità”: sempre che lei possa dircelo, ci può  raccontare cos’è successo sulla panchina dell’Haugesund, in quali circostanze è avvenuto l’avvicendamento da Mark Dempsey a lei?

L’anno scorso Mark Dempsey mi ha chiesto di essere il suo assistente a Haugesund: io mi sono trasferito lì dal Rosenborg e ho iniziato a gennaio di quest’anno. Purtroppo Mark, per sue ragioni, si è dimesso dopo il 2-2 a Tromsø, e ora lavora al Djurgården, in Svezia: il club mi ha chiesto di guidare la prima squadra per dare una mano mentre cerca un allenatore definitivo, e io ho detto di sì. Quindi, contando questo weekend (quando giocheremo proprio col Tromsø), sono alla quinta partita come primo allenatore. E adesso vediamo che succede fino alla fine del campionato.

Ma quindi il suo mandato durerà tutta la stagione?

Diciamo che il club sta lavorando sia a una soluzione fino al termine della stagione sia a un progetto valido per i prossimi due-tre anni. Ho fatto un paio di incontri con la dirigenza per discutere sul da farsi fino a fine stagione durante i quali ho espresso la mia opinione in merito a cosa vorrei fare.

Dunque per il momento siete per così dire in trattativa anche per un “semi-progetto” biennale?

Esatto. Il club ha parlato con un paio di allenatori oltre che con me e sta valutando la soluzione migliore, se andare avanti così fino a fine campionato o cambiare subito.

Già perché tutto sommato, quasi per assurdo considerando tutti questi avvicendamenti, l’Haugesund al momento è quinto in Tippeligaen!

Proprio così, a cinque punti dal terzo posto, cioè dalla zona Europa League.

E quali sono i vostri obiettivi? Guardando la classifica, viene da pensare che potreste anche pensare ad altro...

Diciamo che stiamo facendo un buon campionato: l’Haugesund è un club che per il budget stanziato ha l’ambizione di arrivare in campionato non più in basso dell’ottava posizione. Qua si sa che ogni due-cinque anni può arrivare una stagione buona, come quella del 2013 quando la squadra finì al terzo posto, però al club sono realistici e sanno che la Tippeligaen è difficile e se arrivi meglio dell’ottava posizione hai fatto bene. Quest’anno abbiamo fatto un ottimo campionato, per noi le cose vanno bene, ed è un po’ questa la cosa a cui il club deve pensare: se cambiassero adesso, poi le cose potrebbero non andare più così bene...

State provando a cambiare qualcosa dal punto di vista tattico? Dempsey ha chiamato lei come secondo quindi immagino che lei sia abbastanza in linea con le sue idee, tant’è che al momento a livello schematico la squadra ha continuato a giocare quasi sempre con il 3-5-2 del suo predecessore: avete intenzione di continuare su questa falsariga?

Sì, abbiamo giocato tutto l’anno col 3-5-2, ma la settimana scorsa contro lo Stabæk fuori casa abbiamo provato il 4-3-3 e il 4-5-1 perché il nostro capitano, William Troost-Ekong, è alle Olimpiadi con la Nigeria, e ci mancava pure il difensore Vegard Skjerve.

Sul nostro blog abbiamo elaborato una Top 11 dei profili più interessanti di questa Tippeligaen, nella quale non manca il vostro mediano bosniaco Haris Hajradinovic che, a mio parere, non dico che sia il centrocampista più forte che gioca in Norvegia, ma dal punto di vista balistico ha un grandissimo sinistro e la sua doppietta contro l’Odd dimostra anche, relativamente al ruolo che ricopre, una certa confidenza con il gol.

Haris è arrivato quest’anno dal Gent in prestito biennale fino al 2017, ha un grandissimo potenziale, è un giocatore aggressivo che attacca la palla, la conquista a centrocampo, riesce a fare dribbling uomo contro uomo, ha dei bei passaggi ed è in grado di fare assist e gol: è un centrocampista dal registro molto ampio. Quest’anno finora ha realizzato due reti, e potrebbe farne anche di più, ha un sinistro eccezionale!

E del vostro attaccante Torbjørn Agdestein che ci dice? Anche se non l’abbiamo messo in Top 11, era comunque uno dei “papabili”, considerando l’ottima stagione e il bottino di gol segnati finora.

Torbjørn quest’anno ha fatto proprio bene davanti alla porta, ha segnato nove reti finora ma poteva farne almeno dieci, visto l’errore che ha fatto contro lo Stabæk. Può giocare come attaccante da solo in un 4-3-3 o in un 4-2-3-1, ma può stare anche in uno schema con la doppia punta senza problemi. Lavora duro per la squadra e, se gli altri fanno movimenti attorno a lui, è bravo a tenere la palla e a portare i compagni nel gioco. Inoltre si muove bene nell’area davanti la porta per liberarsi e fare gol.

Fine prima parte
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Un’immagine di Haugesund (foto da en.wikipedia.org)
 





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