martedì 12 novembre 2013

La squadra top del 2013: lo Strømsgdoset

Lo yin e lo yang, lo zenit e il nadir: se volessimo trovare ad ogni costo la vera squadra vincente della Tippeligaen 2013 appena conclusa e la vera squadra perdente, il top e il flop, non avremmo problemi ad indicare i due estremi. Da una parte, lo Strømsgdoset fresco di titolo; dall’altra, il Tromsø, alle prese con una bruciante retrocessione. Ovviamente, ci sono tante altre squadre che hanno motivo di essere contente per la stagione appena conclusa (come l’Haugesund che ha agguantato un ottimo terzo posto e la prima partecipazione europea della propria storia, o come il Sandnes Ulf che si è salvato in barba ai pronostici iniziali) e altre che non saranno del tutto contente (non solo l’Hønefoss, che è l’altra squadra a retrocedere, ma pure il Molde, arrivato alla fine quinto ma dopo un avvio terrificante che lo ha relegato a lungo all’ultimo posto in classifica; e anche il Rosenborg, seppur secondo ma pensato per vincere, non sarà soddisfatto al massimo); ma queste due, Strømsgodset e Tromsø, sono senz’altro la squadra più contenta e quella più triste della Tippeligaen 2013. Approfondiamo quindi velocemente la situazione di queste due squadre, occupandoci oggi di chi ha vinto al titolo, mentre parleremo del Tromsø tra qualche giorno.

La maxi invasione di campo effettuata dai tifosi dello Strømsgodset per festeggiare ebbri di gioia la vittoria dello scudetto (in questa foto NTB Scanpix da aftenposten.no ne vediamo un momento) è vietatissima dai regolamenti e la Federazione Norvegese non l’ha per niente apprezzata, tanto che ha disposto un’inchiesta sul caso e minacciato sanzioni alla squadra. I più spiritosi tifosi del Rosenborg suggeriscono di punire il Godset con due punti di penalizzazione nella classifica di quest’anno... Ovviamente, questa sanzione è quasi impossibile: più probabile una forte multa, al limite accompagnata da una squalifica del campo.


Onore al merito, cominciamo dallo Strømsgodset, la squadra che ha vinto e che, diciamolo subito, era probabilmente quella che più meritava questo titolo. Forse non la più forte, ma quella che più ha lottato per un obiettivo che era già stato sfiorato l’anno scorso (secondo posto). Il Godset è partito maluccio, si ricorderà ad esempio l’allarmante eliminazione a maggio al secondo turno di Coppa di Norvegia per mano dei dilettanti dell’Asker (Second Division, cioè “serie C”). Poi ha ingranato la marcia tentando la fuga, ma il calo a cavallo tra la fine del girone di andata e l’inizio di quello di ritorno ha causato un rallentamento che ha consentito al Rosenborg di superarlo in classifica. Quello è stato il periodo più difficile per i ragazzi di Drammen, ma la squadra non ha mollato, né ha mollato dopo le tappe più controverse di questo cammino (come il rocambolesco pareggio nello scontro diretto contro il Rosenborg, al termine di una sfida dominata dal Godset e condizionata da un arbitraggio modesto), ed anzi, quasi al fotofinish, è riuscita a riagganciare il Rosenborg a quattro giornate dalla fine e a non perdere più la vetta. Dopo la sconfitta col Viking alla 22° giornata, lo Strømsgodset ha infatti inanellato un vero e proprio “rush”, non perdendo più nelle restanti otto giornate, anzi vincendone ben sei e pareggiandone appena due. Nessun’altra squadra ha espresso durante il campionato tanta continuità di rendimento.

In molti si chiederanno il segreto del successo dello Strømsgodset. Forse si tratta semplicemente (ma non è poi una cosa tanto semplice, almeno nel calcio di oggi) di un’ottima programmazione, di un lavoro portato negli anni con pazienza e serietà senza, come troppo spesso accade, buttare tutto a mare alla prima difficoltà. Questo “segreto” si chiama innanzitutto Ronny Deila, l’allenatore della squadra, che non è uno degli allenatori più quotati della Norvegia, anzi non lo era, ma lo è diventato in seno allo Strømsgodset, dove ha praticamente sempre allenato e dove ha pure chiuso la carriera da calciatore. Sedutosi sulla panchina del Godset nel 2008, Deila è sempre rimasto lì, crescendo assieme alla squadra e alla società. Nel 2008 la squadra ha evitato la retrocessione all’ultima giornata vincendo in casa contro il Viking, Deila festeggiò come se avesse vinto la Champions, e nonostante il freddo si spogliò in sotto la curva dei tifosi restando solo in mutande: “Se un giorno vinceremo il campionato”, aveva promesso, “mi toglierò pure le mutande!” Per nostra fortuna, le mutande domenica non se le è levate ma lo scudetto – dopo essersi portato a casa la Coppa nel 2010 – adesso lo ha vinto per davvero. È il secondo scudetto della storia del Godset: il primo risale al 1970!

Per il resto, ovviamente, non bastano un’ottima società e un grande allenatore per vincere il campionato: in campo ci vanno i giocatori, e devono essere al livello dell’impresa da compiere. Il Godset questi giocatori li ha trovati: nonostante non abbia una rosa sulla carta irresistibile, l’amalgama risultante ha consentito – oltre che di rendere il Marienlyst un fortino inespugnabile (mai una sconfitta tra le mura amiche per il Godset, che ne ha vinte 13 su 15 pareggiandone due) – agli elementi di maggior pregio di sbocciare alla grande. L’“asso nella manica” si chiama Ola Kamara, ceduto al Ried ad inizio 2013, ripreso in prestito a metà stagione (dopo che per qualche mese aveva giocato, sempre in prestito, nel Monaco 1860 senza combinare granché) e in grado di segnare 12 reti in 14 partite (media di 0,86 gol a partita, nessuno ha fatto meglio di lui quest’anno). Ma non si può non citare Peter Kovacs, il bomber ungherese classe 1978, il veterano (capocannoniere della passata Tippeligaen) che ormai centellina presenze e minutaggio ma che sale in cattedra quando serve e, soprattutto a fine stagione, ha segnato i gol che hanno messo le ali al sogno Godset: Kovacs non ha segnato gol a raffica (“solo” sei), ma perlopiù si è trattato di gol decisivi. Citiamo anche il giocatore più promettente del club, Lars Christopher Vilsvik, ragazzo dell’88, difensore sulla carta ma in grado di giocare praticamente ovunque, il cui apporto alla squadra, specialmente a inizio stagione, è stato preziosissimo. Quando Vilsvik quest’anno è stato convocato nella nazionale norvegese assieme ad un altro difensore interessante della squadra, Kim André Madsen (’89), lo Strømsgodset si è trovato rappresentato in nazionale da due giocatori contemporaneamente. E non accadeva dal 1970, l’anno del primo e fino a domenica unico scudetto del club.

Jarl André Storbæk e Jørgen Horn in difesa, Stefan Johansen e Abdisalam Ibrahim (che però è in prestito dal Manchester City) a centrocampo, Øyvind Storflor e Adama Diomandé in attacco sono le altre colonne portanti della squadra che ha saputo riportare lo scudetto a Drammen dopo 43 anni. Ora ci sarà da pensare al futuro, a come conservare il patrimonio acquisito quest’anno, a preparare la prossima Champions League. Ma per adesso, c’è solo da festeggiare, e da godersi questo meritato titolo. Complimenti Strømsgodset!

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